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martedì 30 settembre 2008
BOSA
In questo secondo appuntamento parleremo della splendida città di Bosa, dove si trova la sede sociale dell'S.S. Bosa Ichnusa e lo storico Campo Italia, dove negli ultimi anni i tifosi hanno assistito a memorabili partite.
Una città adagiata sul fondovalle lungo il quale scorre il fiume Temo (unico fiume navigabile della Sardegna per circa Km 6), poco distante dalle acque cristalline del mare occidentale, dominata dal castello dei Malaspina sul colle di Serravalle, intorno al quale si stringono le alte case del Borgo medioevale che scendono fino alla sponda del Temo, che con il suo corso sinuoso attraversa la città da est a ovest. Questo è il suggestivo paesaggio che all'improvviso Bosa offre affascinando per l'armonia del panorama e per la vitalità dei suoi colori: il verde intenso degli ulivi secolari, l'azzurro del mare sullo sfondo, il rosa della pietra con cui sono ingentilite le case del centro antico, il rosso, il giallo delle tradizionali imbarcazioni dei pescatori locali. Bosa è anche una città di mare, con le sue spiagge dalle caratteristiche uniche (la sabbia, ad alto contenuto di ferro, possiede delle caratteristiche terapeutiche per la cura dei reumatismi), e le numerose calette raggiungibili solo in barca, dove il mare conserva ancora tutto il suo fascino. Il fondale marino di Bosa offre panorami di rara bellezza. La costa incontaminata offre al visitatore paesaggi naturali di particolare bellezza che possono essere meta di escursioni nel corso delle quali è possibile osservare il volo lento dei Grifoni che nidificano sui picchi più alti. Il comune fa parte della Strada della Malvasia di Bosa.
STORIA
La leggenda narra che Bosa fu fondata da Calmedia, moglie dell’eroe “Sardus Pater” che, affascinata dalla valle del Temo, fondò una città che da lei prese il nome. In realtà il nome di Bosa ha origini antichissime: un’epigrafe fenicia attesta per la prima volta la presenza di un popolo Bs ‘n. Fu una delle stazioni fenicie più note e questi insediamenti costituivano dei punti d’appoggio per la navigazione e il commercio tra Africa e Sicilia verso le Baleari e la Spagna da un lato e Corsica e Gallia dall’altro. Numerose Domus de Janas presenti nella zona testimoniano la presenza di antiche civiltà in Età preistorica. Poche invece sono le testimonianze dell'Età nuragica.
La Bosa romana in origine sorgeva molto più a monte del sito fenicio, sulla strada di Tibula Sulcos, presso l’attuale chiesa di San Pietro. In questo perido ebbe una notevole prosperità grazie anche alla presenza del porto di Terridi che il monte di Sa Sea proteggeva dal maestrale. La città aveva il suo centro sotto il monte Nieddu ma si estendeva oltre la riva destra del fiume: le due sponde erano collegate da un ponte (Pont’ezzu) ad un’arcata, ornato di statue, oggi andato distrutto. La strada romana che attraversava la città e superava il Temo nelle vicinanze del ponte, collegava Bosa a nord con Turris Libisonis (Porto Torres) e a sud con Tharros. In Età imperiale Bosa ebbe il rango di Municipio dei cittadini romani e un proprio consiglio di decurioni.
Nel 1112 fu costruito il castello dei Malaspina sul colle di Serravalle. Da questo momento ebbe inizio una fase di trasferimento urbano dal vecchio al nuovo sito. La vecchia Bosa fu gradatamente abbandonata e i cittadini iniziarono a costruire le loro case ai piedi del castello per averne la protezione. Iniziò così a svilupparsi il quartiere medioevale di Sa Costa. Ripresero così tutte le attività agricole, commerciali e marittime ma il castello e il borgo sottostante mantennero la propria individualità giuridica. Nel 1308 i Malaspina vendettero i loro diritti sulla Planargia compreso il castello a Mariano II d’Arborea. Dopo vari cambi di proprietà fu ceduto definitivamente allo spagnolo Pietro Ortis. Tornato agli arborensi il territorio bosano fu alla base di uno scontro aperto tra catalani e arborensi. Nel 1355 Bosa fu rappresentata al primo Parlamento sardo. Tra i suoi privilegi vi era quello di battere moneta infatti durante il regno di Giovanni II d’Aragona. Nel 1478 gli arborensi furono sconfitti definitivamente. Mentre la città cresce e progredisce, l’interesse dei feudatari diminuisce e il castello inizia la sua decadenza e, nel 1571, viene abbandonato. Anche la città si avvia al declino quando nel 1528 la foce del Temo fu ostruita con dei massi per impedire lo sbarco dei francesi comandati da Andrea Doria. Il fatto provocò conseguenze disastrose per la città: acque malariche ristagnarono a S’Istagnone e si diffusero cattivi odori causati dal mancato ricambio dell’acqua con il mare; il porto divenne accessibile solo pochi mesi all’anno; il delta del fiume andò interrandosi a causa della sabbia e delle alluvioni.
Nell’Ottocento Bosa conobbe un notevole risveglio economico, soprattutto nel 1807 quando divenne Capoluogo di provincia. Si sviluppò l’attività conciaria e la popolazione subì un graduale aumento. Le vecchie mura che la circondavano vennero abbattute per dare spazio all’espansione verso il mare. Nel secondo quarto del secolo, la città si abbellì con la costruzione di nuovi edifici e la ristrutturazione di altri. Nel 1887 venne inaugurato l’acquedotto a ricordo del quale fu edificata la fontana che oggi sta al centro di Piazza Costituzione. Venne inoltre realizzata la rete fognaria e nel 1870 fu costruito un nuovo porto formato dalla scogliera che univa l’Isola Rossa alla sponda sinistra del Temo. Nel 1871 venne invece aperto il ponte a tre arcate, in trachite rossa, sul Temo, in sostituzione di quello precedente in legno a sette archi crollato all’inizio del XIX secolo.
Nella prossima puntata tratteremo delle numerose feste che caratterizzano la città, nel periodo estivo e non.
Si ringrazia per la collaborazione il Comune di Bosa.
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3 commenti:
Fermatelo vi prego!!!
Fermatelo vi prego!!!
Non vi preoccupate che non è finita...
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